I primi proiettori per auto risalgono al 1991. La lampada, riempita di gas xeno, non ha più il filamento, ma due elettrodi tra cui viene innescato un arco elettrico, molto luminoso: da qui il nome corretto di lampada a scarica in gas.
Il sistema comprende anche una centralina e un accenditore che innalzano la tensione alla lampada da 12 a circa 25.000 volt; inoltre, i proiettori vanno obbligatoriamente dotati di lavafari e regolazione automatica dell’assetto. Le lampadine sono identificate dalla lettera D e nelle versioni normali, che assorbono 35 watt, emettono 3.200 lumen con una temperatura di colore di 4.200 °K. La durata è di circa 3.000 ore.
Da poco sono disponibili i proiettori dotati delle nuove lampade a scarica da 25 watt, che emettono 2.000 lumen: in tal modo rientrano nel limite che consente di fare a meno dei lavafari e della regolazione di assetto automatica. I fari, così, possono essere più economici. Dal punto di vista delle prestazioni, il sacrificio rispetto alle versioni da 35 watt è contenuto, grazie anche alla temperatura di colore leggermente più alta (4.500 °K contro 4.200) che a sensazione compensa, in parte, il minor flusso luminoso.