David Hobbs, pilota ufficiale con Mark Donohue di questa incredibile vettura racconta:
Questo esemplare della biposto di Maranello, colorata nel vivace blu cobalto dello sponsor petrolifero Sunoco, era stato messa in pista da Roger Penske e partecipò a tutte e tre le classiche più importanti dell’epoca, ovvero la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans, senza però ottenere alcuna vittoria. Nonostante ciò, la 512M Sunoco, riportata al suo antico splendore dopo tante battaglie, ha fatto parte della pattuglia di Ferrari esposte a Beverly Hills in occasione delle celebrazioni per i 60 anni della casa di Maranello negli Usa. “Dopotutto, quella macchina, quella macchina Sunoco, è diventata un’icona Ferrari” – ha spiegato Hobbs durante un’intervista rilasciata a MotorSportsTalk – “Ed è ancora oggi una delle Ferrari più note anche se non abbiamo mai vinto nulla,nonostante fosse anche più veloce delle sorelle rosse, il che è una cosa bizzarra”.
La biposto del Cavallino partì subito con il piede giusto, tanto che conquistò la pole nella prova d’apertura a Daytona e a tal proposito Hobbs elogia ancora oggi il lavoro di Penske che assemblò la vettura quasi da zero: “Roger la ricostruì e la trasformò in uno splendido mezzo competitivo. Era ben rifinita e agli europei piaceva un sacco con quelle sue ruote lucide e i suoi pneumatici. Eravamo messi veramente bene perché ci trovavamo in pole davanti alle 917 Gulf (le Porsche ndr). Abbiamo comandato tranquillamente la gara fino a quando, durante un turno di guida notturno di Mark, Vic Elford andò in testacoda con la sua 917 alla Nascar 3. In quel momento alcune delle tante 911 che avevamo sfilato tantissime volte vennero a contatto la vettura di Mark e così fu il caos. Comunque, dopo aver applicato parecchi giri di nastro adesivo per rattopparla siamo riusciti ad arrivare terzi”. Successivamente, in Florida, le cose non andarono tanto meglio, perché, nel momento in cui la stessa coppia di piloti stava comandando le operazioni durante la 12 Ore di Sebring, sempre Donohue fu protagonista di un contatto con Pedro Rodriguez nella sezione di pista opposta ai box. Questo episodio costrinse lo statunitense a rientrare lentamente a causa di una ruota danneggiata, che a sua volta ruppe il serbatoio dell’olio e fece sprofondare l’equipaggio fino al 10° posto finale. Stesso discorso, purtroppo, alla 24 Ore di Le Mans, dove si terminò con l’ennesimo nulla di fatto e grande frustrazione per un altro risultato mancato. “In generale i motori erano affidabili, ma poi siamo andati a Le Mans ed è stata un’idiozia perché non avevamo la coda lunga“ – ha spiegato a distanza di anni Hobbs – “Le 917 avevano la coda lunga ed erano veloci in rettilineo. Comunque, alle sette di sera, eravamo terzi e io ero soddisfatto per come avevo guidato in occasione del mio primo stint nel tardo pomeriggio. Avevano cercato di farmi stare in macchina fino al limite delle quattro ore. Poi, in seguito, nel doppio stint il motore ci ha lasciato a piedi. Non sono sicuro al 100%, ma penso che avessero cambiato il motore la sera prima della gara”. Ma i guai della 512M Sunoco di Roger Penske non finirono qui, perché a Watkins Glen team e piloti dovettero fare ancora una volta i conti con la sfortuna e i problemi meccanici. “L’ultima gara fu la 6 Ore di Watkins Glen, perché Mark avrebbe poi guidato la domenica dopo in Can Am” – ha aggiunto ancora Hobbs – “Ci assicurammo tranquillamente la pole, poi Mark guidò per parte della durata di gara senza che io prendessi mai il volante, ma si ruppe il piantone dello sterzo nella parte superiore. Abbiamo avuto la possibilità di vincere almeno due gare su tre fra Daytona, Sebring e Le Mans”.